I paesaggi su sfondo rosso di Gianni Mantovani sono un urlo di dolore contro i cambiamenti climatici. La mostra “Il giorno che verrà” a Ravenna dal 12 al 27 novembre

In Fuoricittà

Il cambiamento climatico dovuto al surriscaldamento globale è un aspetto della realtà con cui tutti dobbiamo fare i conti: la scienza e la politica innanzitutto ma anche l’arte può fare molto con la potenza del suo segno e dei suoi colori.

Come la forza del colore delle opere di Gianni Mantovani, modenese di Concordia, classe 1950 già docente di pittura all’Accademia di Belle arti di Bologna che, dal 12 al 27 novembre esporrà le sue tele rosso fuoco della mostra “Il giorno che verrà”, alla Galleria Pallavicini 22 di Ravenna. Una mostra che visto il chiaro riferimento alle tematiche ambientali gode del patrocinio del WWF e del FAI che il giorno dell’inaugurazione organizza una iniziativa in pre-apertura alle ore 16.30.

Mantovani con pochi elementi, il sapiente uso dello spazio, l’ingenuità del segno e soprattutto  l’intensità del colore, riesce a dare il senso di una minaccia incombente.   “Ho iniziato la mia carriera con l’astrattismo – spiega Gianni Mantovani – con lavori che mi hanno dato molta soddisfazione. Nel ’90 ho cominciato a interessarmi di arte tribale, prevalentemente africana poi, qualche anno dopo, sono passato al paesaggio e alla natura. Circa 15 anni fa ho cominciato a elaborare opere dove il colore rosso diventa prevalente. Lo spunto per passare dall’arte astratta alle le tematiche ambientali è stato un disegno realizzato da mio figlio quando aveva 5/6 anni”.

E in effetti il segno delle opere di Mantovani come dicevamo è un segno semplice quasi ingenuo. Grandi campi “rosso lacca” dove il cielo si confonde con la terra, rari alberi scuri, profili di monti e casette appena abbozzate. “Paesaggi, fiori e natura vengono rappresentati attraverso forme primarie ed essenziali che si nutrono di memorie e di una visione sognante”. I titoli scelti da Gianni Mantovani per le sue opere sono molto poetici quasi a mitigare quell’urlo di dolore che esce dalla tela: Accarezzare il cielo; La bellezza non ha confini; Orizzonte di luce; La luce che è in noi; È già mattino; Il sorriso di un fiore ispirano una visione fiduciosa del futuro. “I titoli – spiega ancora l’artista – sono molto importanti per me perchè sono orientati alla bellezza della vita, del creato e ai nostri sentimenti”.

La mostra verrà inaugurata sabato 12 novembre alle ore 18:30 e rimarrà allestita fino a domenica 27 novembre e sarà aperta al pubblico dal martedì alla domenica dalle 16:00 alle 20:00.

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